Le patologie del comportamento negli psittacidi

ANC (Animali Non Convenzionali) o EXOTICPET

Il pappagallo è un animale che, per le sue doti di simpatia e attaccamento, si sta diffondendo nei nostri luoghi.
 Molto spesso, senza nulla conoscere  delle sue caratteristiche comportamentali, delle sue abitudini e dei  suoi luoghi di origine, ne siamo attratti e, desiderandolo, ne  acquistiamo almeno uno possibilmente ancora da svezzare, perchè ci viene  sommariamente spiegato e mostrato come sia semplice l’imbeccata  a cui  consegue un più facile attaccamento rispetto all’animale già adulto.
 Da qui si svilupperanno nel futuro  del piccolo pullus una serie di situazioni che potranno dare origine a  problemi comportamentali più o meno gravi.
 Il principale problema risiede nel  modello di attaccamento errato dovuto all’allevamento da parte di un  non-conspecifico che, non comprendendo a fondo la comunicazione, gli  stati emozionali e le esigenze di un pullus, non dà origine a una base  sicura. A questo si può associare un difetto nel modello di attaccamento  secondario, ovvero il gruppo famigliare, che non è in grado di  affiancare e supportare correttamente il troppo giovane pappagallo nel  suo percorso di conoscenza del mondo e degli individui che lo popolano.
 Il problema quindi risiede sia in una carenza quantitativa di esperienze, sia nella loro scarsa qualità.
 Senza individui adulti di riferimento  il pappagallo diviene sempre più insicuro, diffidente e tutte le  esperienze che fa sono connotate da emozioni negative: ansia, timore,  paura, perdita, solitudine….
 Questo genera una difficoltà e  un’inadeguatezza crescente che esita nella Sindrome da privazione  sensoriale. Sono pochissimi i pappagalli che possono vivere in un’ampia  voliera all’aperto con degli alberi o arbusti, o che escono per una  passeggiata con il proprietario. Ne consegue che molti pappagalli  vengono presi letteralmente dal panico quando si trovano senza un  soffitto sulla testa, ovvero li spaventa il cielo.
 Un altro elemento ancora poco  conosciuto è il ruolo che svolgono i raggi ultravioletti, che il  pappagallo è in grado di vedere, nell’identificazione del cibo e dei  compagni. In casa questi raggi sono ridotti al minimo essendo assorbiti  dai vetri, per cui la stimolazione visiva dell’animale è ridotta  rispetto all’ambiente esterno, generando una carenza nello sviluppo  mentale del soggetto.
 La maggior parte dei pazienti con  Sindrome da privazione sensoriale sono soggetti allevati a mano e  presentano un’insorgenza diversa rispetto ai conspecifici allevati dai  genitori e tolti troppo presto dalla loro tutela. In principio il pullus  si dimostra disponibile all’interazione, curioso ed esplorativo, per  poi progressivamente ridurre la fiducia nei confronti del nuovo e  presentare sempre più frequentemente comportamenti di inibizione e fuga  anche in situazioni in cui precedentemente si era mostrato curioso.  Questo modo di sperimentare trasforma i pullus in soggetti rigidi nei  loro comportamenti, con codici di condotta molto precisi (esempio: il  mio pappagallo si lascia toccare soltanto sul divano, la sera, quando  stiamo guardando la televisione) e decisamente neofobici, cioè rifiutano  a priori e a volte in maniera aggressiva tutto ciò che è nuovo e che  non conoscono.
 Spesso gridano se l’unica persona a  cui si sono legati (il legame con un solo membro del gruppo è quasi una  costante in tutte le patologie del comportamento del pappagallo) si  allontana o scompare dalla vista. Questi pazienti possono avere attacchi  di panico anche per il più piccolo stimolo, a volte i proprietari non  riescono a definire la causa perché per loro si tratta di qualcosa di  totalmente normale e innocuo. La reazione a ciò che li spaventa può  essere la fuga o l’aggressione (aggressione da irritazione, da paura e  territoriale) quest’ultima volta ad allontanare ciò che li spaventa. Con  il tempo l’aggressività prende il sopravvento trasformandosi in una  mania di controllo rivolta verso gli altri membri del gruppo  (controllano azioni, spostamenti e interazioni). Con l’evolversi della  patologia l’ansia si trasforma da intermittente in permanente e  l’inibizione diviene il sintomo preponderante, spesso accompagnata  dall’autodeplumazione, dall’autotraumatismo o da altre forme quali:  succhiamento delle dita o rosicchiamento delle sbarre della gabbia.
 Molto spesso c’è una oggettiva  difficoltà a prendere sonno, più precisamente a rilassarsi abbastanza  per poter dormire. Alcuni soggetti dormono soltanto se sono vicini ad un  certo oggetto, che a volte devono anche toccare, oppure in un unico  luogo. A volte seguono rituali di qualche tipo prima che possano  rilassarsi e dormire.
 Da: Seminario SIVAE/SISCA Marzia Possenti